Lis Mascaris |
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Dott G. Bonomo |
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EDI TODARO E “LIS MASCARIS”: le maschere a colori di un’Arte senza
maschera |
Storia di una favola da Morsano di Strada alle strade
del mondo
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Il concetto
di maschera ( dal latino medievale “masca”=
strega) evoca – nell’immaginario collettivo – l’idea di quella messa in scena
dall’apparenza grottesca che, nel paradosso dell’occultazione di una
sembianza reale, esalta un significato ultimo ed intrinseco. Come dire:
nascondere per evidenziare, conferendo a quell’involucro forza, vita. La
maschera da sempre è presente nei riti religiosi, tribali, nelle scene
teatrali come nei cortei carnevaleschi. La rappresentazione della realtà – o
la sacralità della stessa – si squaderna con quel senso di mistero che per
definizione essa contiene in sé nella sua manifestazione di effetto compiuto.
In questo principio, per certi versi, è racchiuso anche il senso più profondo
di Arte quando la stessa, nella sua dissimulazione del mondo, con l’ausilio
della simbologia o della creazione di forme riconoscibili ed a volte
“informali”, aggiunge un qualcosa all’indagine umana sulla Conoscenza. L’artista
non riproduce il dato reale oggettivo ma lo interpreta con un determinato
stile che è solo suo in una visione inedita, diremmo esclusiva, di quel
frammento di esistenza o di quella porzione di mondo. L’Arte non è dunque
nella scelta del soggetto realizzato ma nella maniera, nel modo di
esecuzione. Ecco che un soggetto quotidiano, anche banale, può divenire
capolavoro se visto da uno sguardo nuovo che intercetta e raffigura l’intima
essenza, il quid imponderabile ivi celato. Questa premessa vuol puntualizzare
e distinguere l’opera eseguita da Edi Todaro e la sua équipe da quella
produzione artigianale che, nel carattere di ripetizione seriale, consente
svariate repliche di un disegno iniziale. Con tutto il rispetto per
l’artigianato, questo non è il caso di Edi Todaro, artista di Morsano di
Strada (Udine) che, con gli amici del collettivo “Lis Mascaris”, nel clima di
una tradizione paesana che festeggia il proprio Carnevale dal 1929, realizza
negli anni ottanta le prime maschere, ma sarebbe meglio dire installazioni,
che si distinguono nettamente – ecco, appunto, lo stile! – da composizioni
analoghe, vuoi per l’esecuzione che per l’impiego di materiali altamente
innovativi quali la fibra di carbonio, tessuti di vetro e resine che superano
il classico utilizzo della cartapesta. Oggi per Todaro e “Lis Mascaris” è
appropriato parlare di impresa d’arte da primato. A tal proposito è utile
(anzi, indispensabile per onore e dovere di critica) ricordare come questo
collettivo è l’unico al mondo che – con la collaborazione fattiva
dell’Aeronautica Militare e del 313° gruppo P.A.N. Frecce Tricolori – ha realizzato con successo il tema “Il
volo - da Icaro alle Frecce Tricolori”, un percorso celebrativo che ha visto
la costruzione di ben tredici maschere volte a ripercorrere la storia mondiale dell’aviazione. Dopo
le affermazioni sul territorio nazionale, l’équipe ha assunto una dimensione
internazionale grazie alla partecipazione a manifestazioni in paesi quali
Austria, Francia ( sede, a Nizza, del più grande carnevale europeo),
Portogallo, Croazia, Venezuela, Brasile e, con tanto di congratulazioni del
presidentissimo Castro, a Cuba. Ma la consacrazione arriva – e forse per
questo il riconoscimento vale doppio – dal paese delle maschere per
antonomasia: la Cina. Una fiamma poderosa, assoluta, policroma, realizzata
con l’intelletto e con il cuore. Un’altra meraviglia per un riconoscimento
che premia certamente un progetto ma anche la volontà, lo sforzo corale
compiuto per questa maschera-installazione maestosa ed imponente che fa
scorrere l’acqua fra le viscere e che, nella sua dinamica di linee, intrecci
tortili imprevisti, sentieri ed improvvisi pertugi, aggiunge una quarta
dimensione all’insieme: il movimento. Ancora una volta il prodotto nato sotto
il campanile della provincia italiana diviene riconosciuto in tutto il mondo.
In Italia gli esempi sono innumerevoli. Per questo, quando raggiunge certi
livelli, la provincia italiana è provincia del mondo e, strano a dirsi, dagli
inizi della nostra civiltà, dai Romani, ai poeti ed artisti toscani e
siciliani, dal Rinascimento ai giorni nostri, nulla è cambiato. Il nostro
lavoro di qualità piace a tutti.
Nelle righe precedenti ho scritto volontà. Eccolo, un altro requisito
di cui necessita l’Arte autentica che è azione, sforzo, fatica di mente e di
braccia. Perché l’Arte è anche questo. Oggi è molto facile e comodo conferire
l’epiteto di opera a qualsiasi prodotto della mente – spesso demente – umana.
Spesso assistiamo a valutazioni ridicole attribuite a “opere” ridicole pensate,
pare, per un pubblico probabilmente destinato ad insensate estasi cretine,
frutto di una suggestione di massa ben pubblicizzata. L’emozione di un legno
bruciacchiato o di un filo di ferro antropomorfo. Il manichino martoriato e
sangue ovunque nella misera arena della creatività senza senso a favore di un
pubblico sempre più in stato catatonico. Bene. Anzi, male. Perché attenzione.
Questa irrispettosa ed irrituale malarte ha creato un vulnus, una ferita che rischia di degenerare a livelli
incontrollabili al servizio del puro business e non della coscienza, intesa
come buon Senso collettivo, consapevolezza del Buono e del Bello. Consacrare
tutto sull’altare dell’arte potrebbe significare prepararsi a celebrare il
suo funerale... E ci fermiamo qui, per ora. Meglio pensare a colui che lavora
su un’idea, seriamente e non seriosamente. A questo proposito, il progetto
complessivo di Todaro rappresenta non solo l’intento di dare volume e
dimensione ad un’idea in nuce, ma
anche, attraverso la simbologia caratteristica, la volontà di richiamare con
elementi figurativi ben definiti, una specifica identità storico-culturale. E
qui si presenta la sintesi, altro elemento determinante che contraddistingue
un’opera di qualità. Per magica alchimia, il gruppo “Lis Mascaris” elude il
superfluo per ricercare il Sublime, quel cosmorama multidimensionale dominato
da policromie, motivi caratteristici e quel nobile, illusorio vento che
sembra, nella suggestione sensitiva, animare le infinite pieghe e le delicate
linee delle opere. La sintesi operata dai nostri artisti della Maschera
giunge ad un punto di delicata, sottile compiutezza. Le forme conducono lo
sguardo attento nel cuore vero del paesaggio amico. Mari, soli, architetture,
maschere zoomorfe, sovrapposizioni di scorci di nature pacificanti e piene di
luce. Tutto contribuisce a questo spettacolo che pare davvero un mondo altro,
una dimensione onirica che solo certa Arte consente. Maschere da indossare,
da esibire. E da guardare quali opere dell’ingegno. Forme che si sposano a
contenuti racchiusi a loro volta nell’interpretazione iconologica, legata
cioè all’icona, all’immagine-simbolo. Perché per Todaro la casualità non è fattore da prendere in
considerazione, nelle segrete Cose dell’Arte, fatto salvo il caso
eccezionale. Per lui l’Arte è progettualità creativa, libera azione
intellettiva che può ammettere tutt’al più quell’imprevisto che,
provvidenzialmente, può divenire utile, utilissimo per il risultato finale. L’intuizione,
intesa come valore universale dell’intelligenza evoluta, a volte si manifesta
improvvisa nel corso d’opera, ma essa è Cosa ben diversa dal caso fine a se
stesso, dall’uso e abuso dell’evento fortuito. Idealmente – e figurativamente
– il progetto finale così realizzato, ci restituisce il senso di un’Arte da
contemplare che può unire molteplici realtà nel rispetto delle differenti
identità razziali, sociali e politico-economiche. Tutte in un unico corteo
che sfila davanti al mondo. Certo, vista così, in tempi molto difficili come
questi, la complessa opera potrebbe sembrare solo un grande sogno a colori. Ebbene,
se lo fosse, gradiremmo davvero non svegliarci… Un augurio personale a questi ragazzi d’arte di Morsano
che portano i colori della pace nelle strade del mondo, in una girandola di
forme e meraviglie di incomparabile, vera bellezza.
Giancarlo Bonomo Presidente Movimento Arte Intuitiva di Trieste Direttore Salone d’Arte Contemporanea
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