Lis Mascaris

 

 

 

 

 

PECHINO

 

 

2008

 

 

 

 

 

Una maschera per PECHINO

 

 

 

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EDI TODARO E “LIS MASCARIS”: le maschere e i colori di un’Arte senza maschera

 

Storia di una favola da Morsano di Strada alle strade del mondo.

 

Il concetto di maschera (dal latino medioevale “masca”= strega) evoca – nell’immaginario collettivo – l’idea di quella messa in scena dall’apparenza grottesca che, nel paradosso dell’occultazione di una sembianza reale, esalta un significato ultimo ed intrinseco. Come dire: nascondere per evidenziare, conferendo a quell’involucro forza, vita. La maschera da sempre è presente nei riti religiosi, tribali, nelle scene teatrali come nei cortei carnevaleschi. La rappresentazione della realtà – o la sacralità della stessa – si squaderna con quel senso di mistero che per definizione essa contiene in sé nella sua manifestazione di effetto compiuto. In questo principio, per certi versi, è racchiuso anche il senso più profondo di Arte quando la stessa, nella sua dissimulazione del mondo, con l’ausilio della simbologia o della creazione di forme riconoscibili ed a volte “informali”, aggiunge un qualcosa all’indagine umana sulla Conoscenza. L’artista non riproduce il lato reale oggettivo ma lo interpreta con un determinato stile che è solo suo in una visione inedita, diremmo esclusiva, di quel frammento di esistenza o di quella porzione di mondo. L’arte non è dunque nella scelta del soggetto realizzato ma nella maniera, nel modo di esecuzione. Ecco che un soggetto quotidiano, anche banale, può divenire capolavoro se visto da uno sguardo che intercetta e raffigura l’intima essenza, il quid imponderabile ivi celato. Questa promessa vuol puntualizzare e distinguere l’opera eseguita da Edi Todaro e la sua équipe da quella produzione artigianale che, nel carattere di ripetizione seriale, consente svariate repliche di un disegno iniziale. Con tutto il rispetto per l’artigianato, questo non è il caso di Edi Todaro, artista di Morsano di Strada (Udine) che, con gli amici del collettivo “LisMascaris”, nel clima di una tradizione paesana che festeggia il proprio Carnevale dal 1929, realizza negli anni ottanta le prime maschere, ma sarebbe meglio dire installazioni, che si distinguono nettamente – ecco, appunto, lo stile! – da composizioni analoghe, vuoi per l’esecuzione che per l’impiego di materiali altamente innovativi quali la fibra di carbonio, tessuti di vetro e resina che superano il classico utilizzo della cartapesta. Oggi per Todaro e “LisMascaris” è appropriato parlare di progetto. Impresa d’arte che, dopo le affermazioni sul territorio nazionale, ha assunto una dimensione internazionale grazie alla partecipazione a manifestazioni in paese quali Austria, Francia (sede, a Nizza, del più grande carnevale europeo), Portogallo, Brasile e, con tanto di congratulazioni del presidentissimo Castro, a Cuba. Ma la consacrazione arriva – e forse per questo il riconoscimento vale doppio – dal paese della maschera per antonomasia: la Cina. Una fiamma poderosa, assoluta, policroma, realizzata con l’intelletto e con il cuore, diviene il logo ufficiale delle Olimpiadi di Pechino 2008. Un riconoscimento che premia certamente un progetto ma anche, la volontà, lo sforzo realizzativi di questa maschera-installazione maestosa ed imponente che fa scorrere l’acqua fra e viscere e che, nella sua dinamica di linee, intrecci tortili imprevisti, sentieri ed improvvisi pertugi, aggiunge una quarta dimensione all’insieme: il movimento. Ancora una volta il prodotto nato sotto il campanile della provincia italiana diviene riconosciuto in tutto il mondo.In Italia gli esempi sono innumerevoli. Per questo, quando raggiunge certi livelli, la provincia italiana è provincia del mondo e, strano a dirsi, dagli inizi della nostra civiltà, dai Romani, ai poeti ed artisti toscani e siciliani, dal Rinascimento ai giorni nostri, nulla è cambiato. Il nostro lavoro di qualità piace a tutti. Nelle righe precedenti ho scritto volontà. Eccolo, un altro requisito di cui necessita l’ Arte autentica che è azione, sforzo, fatica di mente e di braccia. Perché l’Arte è anche questo. Oggi è molto facile e comodo conferire l’epiteto di opera a qualsiasi prodotto della mente- spesso demente- umana. Spesso assistiamo a valutazioni ridicole attribuite a “opere” ridicole pensate, pare, per un pubblico probabilmente destinato ad insensate estasi cretine, frutto di una suggestione di massa ben pubblicizzata. L’emozione di un legno bruciacchiato o di un filo di ferro antropomorfo. Il manichino martoriato e sangue ovunque nella misera arena della creatività senza senso a favore di un pubblico sempre più in stato catatonico. Bene. Anzi, male. Perché attenzione. Questa irrispettosa ed irritale malarte ha creato un vulnus, una ferita che rischia di degenerare a livelli incontrollabili al servizio del puro business e non della coscienza,intesa come buon Senso collettivo, consapevolezza del Buono e del Bello.Consacrare tutto sull’altare dell’arte potrebbe significare prepararsi a celebrare il suo funerale… E ci fermiamo qui, per ora. Meglio pensare a colui che lavora su un’idea, seriamente e non seriosamente. A questo proposito, il progetto di Todaro, EurAfrica 2007, rappresenta non solo l’intento di darevolume e dimensione ad un’idea in nuce, ma anche, attraverso la simbologia caratteristica di ogni nazione partecipant, la volontà di richiamare con elementi figurativi gben definiti, una specifica identità storico-culturale. E qui si presenta la sintesi, altro elemento determinante che contraddistingue un’opera di qualità. Per ogni nazione Todaro crea un cosmorama  multidimensionale dominato da policromie, motivi caratteristici del paese di riferimento e vento, il forte vento della gloria sportiva che anima i vessilli e li conduce verso nuovi traguardi, nuove avventure di libertà. La sintesi operata dal nostro artista della Maschera giunge ad unh punto di delicata e sublime compiutezza. Le forme conducono lo sguardo attento nel cuore vero del paese amico. Mari, soli, architettur, maschere zoomorfe, sovrapposizioni di scorci di nature pacificanti e piene di luce. Tutto contribuisce a questo spettacolo che pare davvero un mondo altro, una dimensione onirica che sola certa Arte consente. Maschere da indossare, da esibire. E da guardare quali opere dell’ingegno. Forme che si sposano a contenuti racchiusi a loro volta nell’interpretazione iconologia, legata cioè all’icona, all’immagine–simbolo. Perché per Todaro la casualità non è un fattore da prendere in considerazione, nelle segrete Cose dell’Arte, fattosalvo il caso eccezionale. Per lui l’Arte è progettualità creativa, liberazione intellettiva che può ammettere tutt’al più quell’imprevisto che, provvidenzialmente, può divenire utile, utilissimo per il risultato finale. L’intuizione, intesa come valor universale dell’intelligenza evoluta, a volte si manifesta improvvisa nel corso d’opera, ma essa è Cosa ben diversa dal caso fine a se stesso, dall’uso e abuso dell’evento fortuito. Idealmente – e figurativamente – il progetto EurAfrica così realizzato, ci restituisce il senso di un’Arte che, assieme allo sport, può unire nel rispetto delle differenti identità razziali, sociali e politico-economiche. Tutte in un unico corteo che sfila davanti al mondo. Certo, vista così, in tempi molto difficili come questi, la complessa opera potrebbe sembrare solo un grande sogno a colori. Ebbene, se lo fosse, gradiremmo davvero non svegliarci…

 

Un augurio personale a questi ragazzi d’arte di Morsano che portano i colori della pace nelle strade del mondo, in una girandola di forme e meraviglie di incomparabile, vera bellezza.

 

GIANCARLO BONOMO     per saperne di più      Clicca qui

 

 

 

 

 

 

 

 

La Fiamma

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maschere Pechino 2008

 

 

 

 

 

 

 

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